“Baccalà!”. Se te lo senti dire il resto dell’anno, il dubbio è lecito: forse ti stanno dando dello stupido. Ma se è marzo, tranquillizzati e prendi posto a tavola perché sicuramente ti stanno offrendo da mangiare. Nella nostra terra, infatti, questo è il mese del baccalà. Così vuole la tradizione.
E’ Quaresima e si mangia “di magro”. Sono quei quaranta giorni che precedono la Pasqua che trasformano i menù delle massaie ascolane. Verdure e pesci ‘poveri’, in questo periodo, diventano protagonisti della cucina con risultati che a tutto fanno pensare, ma non alla penitenza. Quello in foto è stato preparato stamattina da zia Antonina. Ma è solo una versione tra le tante che potrete assaggiare venendo ad Ascoli Piceno. Se sguazza tra olive e patate, è baccalà all’ascolana. Ma non vi stupite se farà capolino da una tenera oliva. Potreste anche trovarlo negli “spignoli”, una frittura varia che non manca mai nella tavola della vigilia di Natale. Nell’ascolano nella pastella o nella panatura, siamo bravi a friggere un po’ di tutto, compreso il baccalà!
Da cibo povero, infatti, oggi il baccalà è diventato un prodotto rivalutato anche dai grandi chef, come Michele Cella che lo ha proposto rivisitando la ricetta del nostro finger food per eccellenza.
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